L'Isonzo sotterraneo

L'Isonzo sotterraneo

Sabato 7 settembre 2019, alle ore 10 presso la Sala Conferenze della Biblioteca Comunale di Monfalcone, si terrà la conferenza dal titolo "L’Isonzo sotterraneo e il Lago di Doberdò tra speleologia, conservazione e sfruttamento idropotabile" a cura del Comune di Monfalcone, del Dipartimento di Matematica e Geoscienze (Università degli Studi di Trieste) e della Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia.

Gli interventi dell’uomo, più dei cambiamenti climatici occorsi nell’ultimo secolo stanno modificando il contesto idrogeologico delle acque carsiche che dall’Isonzo scorrono per percorsi perlopiù sconosciuti verso le sorgenti del Timavo. Conoscere i percorsi della rete idrica sotterranea permette di tutelare e valorizzare l’acqua che beviamo. Il Lago di Doberdò ne è un chiaro indicatore: la carenza di acqua assieme alla totale mancanza di manutenzione della vegetazione stanno portando il lago ad un progressivo interramento: il lago di Doberdò rischia di sparire. Da alcuni anni ormai un gruppo di lavoro multidisciplinare transfrontaliero, che unisce ricercatori universitari, speleologi, giornalisti, la Regione Friuli Venezia Giulia, il Consorzio di Bonifica Pianura Isontina, amministratori locali ed appassionati, cerca di comprendere i processi in atto per individuare eventuali possibili strategie di intervento.

Una delle metodologie di indagine non invasiva più affermata in campo idrogeologico è data dall’utilizzo di traccianti artificiali (coloranti atossici) che permettono di identificare, dato un punto di immissione noto, le connessioni con i punti di emergenza delle acque. Già nel 2018, da uno degli inghiottitoi del Lago di Doberdò, era stato svolto un test di tracciamento con la fluoresceina immettendo il tracciante in superficie in corrispondenza delle acque che si immergono direttamente nell’inghiottitoio. Dati i lusinghieri risultati ottenuti, nel luglio di quest’anno, si è deciso di procedere ad un ulteriore test, il terzo, questa volta immettendo la stessa tipologia di tracciante, ma direttamente all’interno della grotta presente nell’inghiottitoio est del Lago di Doberdò, tentativo mai eseguito in precedenza, mediante le complesse immersioni in spelo-subacquea di Duilio Cobol, Pietro Spirito ed Ernesto Giurgevic e grazie all’innovativo brevetto sperimentale messo a punto da Massimo Cechet. Le acque marcate a Doberdò hanno raggiunto non solo le sorgenti del Timavo e quindi le prese dell’acquedotto italiano, ma anche quelle slovene ubicate presso il confine di Jamiano oltre ad alcune delle sorgenti nei pressi del casello autostradale del Lisert. La ricerca, coordinata dal prof. Luca Zini del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, in collaborazione, tramite la stipula di specifici accordi, con la Direzione centrale difesa dell'ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione Friuli Venezia Giulia (Servizio gestione risorse idriche rappresentato dalla direttrice dott.ssa Anna Lutman e dall’ing. Daniela Iervolino e Servizio Geologico rappresentato dal direttore l’ing. Fabrizio Fattor e dal dott. Paolo Manca), dal dott. Gemiti e Mario Galli, ha visto coinvolta una squadra composta da alcuni ricercatori indipendenti, per la prima volta insegnanti e studenti dell’Istituto Tecnico Agrario di Gradisca d’Isonzo, oltre ad una sessantina di speleologi afferenti a una decina di associazioni speleolologiche Isontine, di Trieste e della confinante Slovenia – JK Temnica e JD Sežana, magistralmente coordinata da Matteo Cavanna, Marco Restaino, Loretta Crestani, Franc Bizjak e Samo Milanic. Per oltre quindici giorni sono stati raccolti più di 300 campioni di acque in superficie e delle grotte oggetto di studio. Preziosissima la collaborazione del personale del Geološki zavod Slovenije (Servizio Geologico della Slovenia), dei due acquedotti, Italiano (AcegasApsAmga) e sloveno (Kraški vodovod Sežana) e di Heratech che hanno collaborato ai campionamenti nei punti di captazione, e dell’ASKD KREMENJAK - Circolo Culturale JAMIANO (Jamian - Doberdob) per la parte logistica.

I risultati ottenuti sono di fondamentale importanza non solo ai fini di un possibile intervento per il ripristino dell’ecosistema e della naturalità del lago di Doberdò, ma soprattutto per la comprensione dei rischi di inquinamento delle acque che beviamo dai due acquedotti (stimati 400.000 utenti tra Italia e Slovenia) le cui opere di captazione sono circondate da un intenso traffico veicolare su strada, autostrada e ferrovia. Nell’epoca dei cambiamenti climatici, nel nostro territorio, la sfida dei prossimi anni non sarà tanto quella della scarsità di acqua, ma quella della preservazione della qualità, bene prezioso per tutti.

A latere di quanto sopra rappresentato, va segnalata anche l’inaspettata quanto gradita nonché preziosa collaborazione con il dott. Nuglio Simone ed i ricercatori della Goletta dei Laghi – Lega Ambiente, venutasi a creare nel corso delle operazioni di campionamento acque. A seguito della concomitanza delle operazioni sul territorio eseguite da parte dei due distinti gruppi di ricerca, sono stati raccolti ed inviati al CNR ENEA e CNR IRSA di Roma una ventina di campioni di acque superficiali ed ipogee nonché sedimenti di fondo per la successiva analisi di laboratorio sull’eventuale presenza di microplastiche e microfibre nelle acque che beviamo. Nell’area di studio, questa è la prima ricerca in tale direzione. Fondamentale in questo caso la disponibilità e cortese collaborazione del Park Škocjanske Jame nelle persone dei dott. Peric, dott. Tomaž e dott. Lozej nonché del sig. Edgardo Mauri dello Speleovivarium Trieste.

Durante la conferenza verrà presentato lo stato dell’arte degli studi fin qui eseguiti, compresi i risultati dell’ultimo test di tracciamento di luglio 2019 e saranno illustrate le attività di prossima esecuzione, in particolare la realizzazione da parte del Consorzio di Bonifica Pianura Isontina di manufatti provvisori finalizzati al confinamento temporaneo degli inghiottitoi del lago con l’obiettivo di verificare la possibilità di mantenere il livello del lago più alto durante i periodi di magra ed evitare dunque il proliferare della vegetazione infestante. Sostanziale per l’avvio dei lavori la disponibilità del direttore del consorzio, dott. Daniele Luis.

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